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Subappalti: incomprensibile regressione nel decreto correttivo appalti.

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Il nuovo decreto correttivo del codice appalti reintroduce norme contestate in materia di subappalti.

Il nuovo decreto correttivo al codice appalti, che modifica il D.lgs 50/2016,  passa in consultazione, ma la strada verso l’approvazione sarà difficile. Infatti, nonostante la bozza sia stata ascoltando il mercato, già si sentono le prime richieste di correzione.

In particolare, quelli sul subappalto sono finiti nel mirino di CNA Impianti. Le modifiche contestate sono, nel dettaglio:

  • Si ripristina la vecchia modalità di individuare il subappalto, abolita dal precedente disegno di legge: “Costituisce comunque subappalto qualsiasi contratto avente ad oggetto attività ovunque espletate che richiedono l’impiego di manodopera, quali le forniture con posa in opera e i noli a caldo, se singolarmente di importo superiore al 2 per cento dell’importo delle prestazioni affidate o di importo superiore a 100.000 euro e qualora l’incidenza del costo della manodopera e del personale sia superiore al 50 per cento dell’importo del contratto da affidare; per i lavori, le attività ovunque espletate sono quelle poste in essere nel cantiere cui si riferisce l’appalto”;
  • Si ridefinisce il tetto massimo dell’importo. Nel precedente D.lgs 50/2016, veniva fissato un tetto massimo del 30% sul valore complessivo dei lavori. Col decreto correttivo del codice appalti, tale tetto viene calcolato sull’importo della lavorazione prevalente per i lavori; per servizi e forniture rimane il tetto precedentemente definito;
  • Si allenta l’obbligo di indicare la terna degli appaltatori. Nel D.lgs 50/2016, tale obbligo sussisteva per appalti di lavori, servizi e forniture per i quali non fossero richieste particolari specializzazioni. Col nuovo decreto, tale obbligo viene abolito: sarà necessario solo prima della stipula del contratto e solo se la stazione appaltante lo ritiene necessario.

Interventi che “non fanno bene nè alle imprese nè alle stazioni appaltanti”. Carmine Battipaglia, presidente di CNA Impianti, ha definito il correttivo “un’incredibile inversione di marcia, immotivata ed in quanto tale incomprensibile”.

 

Un decreto su cui i dissensi saranno tanti

Non è solo CNA Impianti ad essersi fatta sentire. Sui subappalti, è intervenuto anche il presidente di Assistal, Angelo Carlini, definendo il decreto “un ritorno al passato che stravolge in maniera inaspettata il nuovo approccio alla regolazione di mercato che il D.lgs 5/2016 ha introdotto”.

Contestazioni sul testo sono arrivate anche da Ance, Unicmi, Oice e Consiglio Nazionale degli Ingegneri. Probabilmente, il testo che passerà al Consiglio dei Ministri, uscirà fortemente modificato da questa fase.